Quel che resta del giorno (The remains of the day) UK | USA 1993
Regia: James Ivory
Con: Anthony Hopkins, Emma Thompson, James Fox, Christopher Reeve, Hugh Grant
Fino a circa la metà degli anni Quaranta, Darlington Hall era stata assiduamente frequentata da personalità di vario tipo, e variamente influenti sull'assetto politico mondiale. Oggi, alla vigilia degli anni Sessanta, vi si sta insediando il nuovo proprietario e Mr. Stevens, l'integerrimo maggiordomo che da anni provvede alla conduzione della tenuta, ritiene sia giunto il momento di assumere del nuovo personale. È così che col benestare di Mr. Lewis parte in un breve viaggio al fine di raggiungere una ex-governante della casa, che egli ricorda quale persona altamente qualificata, ma forse non solo. Durante il viaggio, complice una totale solitudine, Mr. Stevens ha tempo di riflettere sugli anni al servizio di Lord Darlington e, oltre a scoprire la meravigliosa campagna inglese che non aveva mai avuto modo di vedere coi suoi occhi, finisce per scoprire tante cose anche di sé, anche quelle mai viste prima.
E' uno di quei rari casi in cui ho prima visto il film e poi ho letto il romanzo da cui è stato tratto il soggetto. Dico subito che Ivory per me ha fatto un gran lavoro. Tanti gli elementi del libro che ho trovato tradotti visivamente ed efficacemente nella pellicola. Questo anche grazie all'ottima scelta degli attori.
Sia quando mi capita di fare paralleli tra opera letteraria e filmica, sia quando è il solo film "sotto indagine", mi piace considerare un solo elemento della pellicola. E poi - diamine! - altri elementi li indagherete voi... se vorrete.
Il tempo della narrazione (non molto, visto che tanta parte del film è un flashback) vede la presenza quasi costante di un'automobile. Anche nel romanzo il veicolo con cui viaggia Mr Stevens riveste una certa importanza. Lì, senza entrare troppo in dettaglio, quasi a sottolineare una volta di più l'idea del cambiamento (nella vita di Darlington Hall e nel mondo) e del ruolo che in questo hanno giocato gli USA, tale veicolo è una Ford. Nel film il "fattore USA" è sempre presente, ma è associato ad altri elementi visivi e a Mr Stevens, si preferisce far guidare una Daimler. Non mi intendo d'auto d'epoca, ma il modello è quasi certamente dello stesso periodo di quello sotto raffigurato
Chiaro che tutto questo interesse per l’auto può essere un fatto/fissazione mio personale, ma è curioso, ricercando in rete, scoprire che questa marca sia effettivamente un simbolo molto British e di come questo simbolo abbia una qualche parentela tedesca. Insomma, se la cosa era voluta, è questo un particolare del film piuttosto elegante. Ed è anche di questi particolari che si compone un buon film.
Ad ogni modo, la Daimler diventa appendice di Mr Stevens: non solo con essa si sposta, ma al suo interno mangia e soprattutto può trovare quello spazio solitario nel quale dare libero sfogo ai suoi pensieri. Di tali spazi, nel romanzo ce ne sono sparsi qua e là (per lo più si tratta si stanze di alberghetti/pensioni). Nel film s’è dovuto e voluto trovare una alternativa riciclabile che risulta anche non invadente, perché la sua presenza è sempre giustificata, mai forzata.
Andando oltre, quasi sembra che l’auto, durante il viaggio, attraversi vicende che sono specchio di ciò che accade al suo conducente. E alla fine, dopo tanta oscurità e confusione nella quale erano immersi i pensieri di Mr Stevens (buio, pioggia), quando al nostro povero maggiordomo tutto diventa chiaro è come se in quell’oscurita s’accendesse un faro.
Indice VOL
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