Inviato: Lun 14 Lug, 2008 12.17 Oggetto:
La croce di ferro Subject description: Cross of iron (DEU | UK 1977) di Sam Peckinpah -- 0 voti
La croce di ferro (Cross of iron) DEU | UK 1977
Regia: Sam Peckinpah
Con:
James Coburn, Maximilian Schell, James Mason, David Warner
1943. Per il capitano della Wehrmacht Stransky, essere insignito con la Croce di Ferro è il solo modo per poter tornare dalla sua famiglia con onore. Decide così di farsi trasferire al fronte russo, dove raggiunge il plotone del colonnello Brandt, che sta tentando di resistere alla controffensiva sovietica. Lì conoscerà Steiner, sottufficiale e un po' cane sciolto, che con un gruppo affiatato di elementi s’è reso celebre per diverse incursioni eroiche. Le opposte personalità di Stransky e Steiner daranno vita ad un conflitto nel conflitto. Sullo sfondo, uno scorcio realistico di guerra.
Uno dei miei film di guerra preferiti. La cosa che trovo straordinaria ne La croce di ferro è che stavolta i protagonisti sono i soldati tedeschi. In tanti film ambientati durante la Seconda Guerra Mondiale, il nemico è (per ovvie ragioni anche di senso) quella massa squadrata costituita da soldati tutti uguali, senza personalità che ti marciano contro sotto la croce uncinata. Difficilmente riusciamo a conoscere qualcosa di questi “crucchi” e quando il regista decide di darci delle notizie, lo fa di sfuggita o riferendosi a pochi singoli, generalmente qualche gerarca o comunque qualche ufficiale nazista in posizione di comando nella situazione rappresentata. Non è consueto che si parli dei soldati tedeschi, di che tipo di cameratismo sviluppassero (se lo sviluppavano), di quali differenze ci fossero tra loro, delle loro idee... In effetti questi nazisti sembrano spesso tutti uguali, tutti semplicemente parte di quegli “altri strumenti” coi quali la politica continua in guerra (la frase di Clausewitz è citata nel film). Quest’ammasso è il nemico; gli altri sono i buoni. Qui, invece, i protagonisti diventano i soldati tedeschi. Qui i soldati nazisti (termine raramente usato nei dialoghi, anzi mai se non ricordo male) in battaglia sono senza pietà, ma anche “gli altri” lo sono. Qui sono “gli altri” a costituire un ammasso indefinito. E scrivo “gli altri” e non “i buoni” perché con Peckinpah non ci sono buoni o cattivi: ci sono uomini disillusi che non credono più in niente, né in un Dio, né nelle differenze sociali, né tantomeno in un Führer. Neanche i tedeschi. Antimilitarismo veicolato da soldati "nazisti". Tutto ciò condito con tutti i tratti caratteristici del regista: cameratismo maschile, ribellione alle imposizioni, carneficine con ralenti nelle riprese più sangionose, donne definite unicamente dalla loro sessualità... e c'è spazio pure per una resa dei conti, con tanto di campo-controcampo in piano americano, come la tradizione western insegna. Ma Peckinpah i film western non sapeva farli.
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