Ieri, delle sirene hanno fatto fermare un Paese per ricordargli(ci) un Fatto. Stavolta la ricorrenza è stata dedicata in particolare ai bambini. A sentire questa cosa – ci si stupisce anche davanti alle proprie reazioni – a me non è tornato in mente quel Fatto, ma l’immagine di altri bambini che ultimamente, nel nostro Paese, ho dovuto vedere scaraventati fuori di casa. Subito dopo, è riemerso, invece, il ricordo di un
ottimo film visto tempo fa al cinema. E istintivamente ho ripreso e riletto questo libro.
A me non piacciono le ricorrenze in generale. Tanto meno mi piacciono le ricorrenze per certi Fatti. Non bisogna stabilire delle date, per ricordare. Non bisogna stabilire delle date per un solo Fatto, perché succede sempre che questo è solo un esempio di tanti altri Fatti simili per i quali non solo non c’è ricorrenza, ma non esiste neanche il ricordo. O addirittura la conoscenza. E infine, non bisogna stabilire delle date, perché queste rischiano di divenire forzature, danno adito a ipocrisie. Sì, ci siamo abituati alle ipocrisie. Ci conviviamo. Ma in taluni casi diventano oltremodo offensive. Umanamente offensive. Ergo (parola che Bruno non capisce, ma intuisce) no alle date, ma via libera alla riflessione personale. E trovo che John Boyne, con questa sua favola, ci abbia coinvolto in maniera molto originale nelle
sue riflessioni personali. Il racconto, davvero breve, è molto concentrato sulle reazioni e sensazioni di Bruno, descritte dal punto di vista di un bambino di nove anni. Per questo ne consiglierei la lettura anche (
anche, per cui non contraddico quanto scritto sulla quarta di copertina, vd. sotto) ai ragazzini. Reazioni di un bambino, dunque, che di fronte a cose che conosciamo e delle quali sappiamo la gravità, suonano paradossali ad un adulto. Ma “paradossale” non è la parola giusta, perché questo è un paradossale che non deriva tanto dall’ingenuità (che è motivo ovvio, trattando di bambini) ma dalla purezza. Questo fa sì che pensieri e frasi di Bruno, benché dissonanti con la situazione, non siano mai ironici. Allora, altro che paradossale, tutto è molto vero e drammatico. Tutto è molto sincero. Quindi utile. O almeno, questo è ciò che mi ha ispirato
Il bambino con il pigiama a righe.