Clint Eastwood, Bee Vang, Ahney Her, Christopher Carley, Chee Thao, John Carroll Lynch, Doua Moua, Sonny Vue, Geraldine Hughes, Brian Haley, Brian Howe, Dreama Walker, Michael Kurowski, Conor Liam Callaghan

Walt è un veterano. Ha ammazzato qualche muso giallo, mangia riso mongolo lì giù in Corea e adesso se ne ritrova circondato tutti i santi giorni, nella sua proprietà, nel suo Paese. Il fatto è che, oggi, in questo suo Paese, non sono soltanto gli occhi a mandorla a infastidire Walt. Quello che gli capita intorno, la gente che gli capita intorno... Lui, certo, non si ribella rumorosamente. Basta che non gli rompano le palle e lo lascino tranquillo col suo frigo stipato di birre. Ma un giorno è costretto ad agire. Un giorno deve riprendere in mano le redini. Un giorno, di nuovo, tornerà a servire il suo (decadente) Paese. Per davvero stavolta.

Ora ditemi voi come si fa a non ammirare Clint Eastwood. Eastwood è il cinema statunitense. Eastwood è il suo Paese che cambia. Eastwood è sempre e comunque se stesso. Oggi (e per l’ultima volta) diventa Walt Kowalski, che è un po’ Gunny e un po’ Callaghan. Ma è pure Frankie Dunn, Frank Corvin, Luther Whitney… È pistolero, soldato, vecchio, giovane, antiquato, attualissimo, carogna e umano fino al midollo. Travolge ogni regola non scritta del quieto vivere; fa imprecare i preti. Insulta le tue radici più profonde; le tue credenze più inveterate sono sterco. Poi fa’ come cazzo ti pare, tanto in fondo lo sai pure tu cos’è giusto. Sì, ha condensato tanto di sé in questo film, umanamente e artisticamente. Al solito, la scioltezza e la naturalezza di quella messa in scena fanno respirare una pellicola che invade come un gas inodore e letale. E ancora, e più che le altre volte, esci dalla sala con tutto un turbinio disciplinato di pensieri. Uno in cima a tutti: “Che film che hai girato, gran figlio di puttana!”